sabato 7 settembre 2013

Sono evaso da Facebook (parte 1)


Due notti fa, dopo sei anni di onorata militanza, ho disattivato il mio account Facebook. Non è stata una decisione semplice: tra una cosa e l'altra, ci pensavo da un anno ma non avevo mai avuto davvero il coraggio di uscire dal tunnel per tantissime ragioni, molte delle quali inconfessabili. Alla fine invece, ho agito d'impulso e chiuso la baracca. Ero arrivato al punto di saturazione e non c'era altro da fare. Facebook ha fatto emergere i lati peggiori della mia personalità, ha condizionato la mia vita relazionale e mi ha fatto buttare una marea di tempo che avrei potuto impiegare per cose molto più utili come, che so, imparare il cinese, iniziare a suonare uno strumento, scoprire la vita nell'Universo. Si è mangiato il mio tempo al punto che pure questo blog, che rimetto in moto 4 anni dopo l'ultimo post, è finito nel dimenticatoio.


Sei anni facebookiani, dunque. Mi ero iscritto più o meno in questo periodo nel 2007, incuriosito dai tanti inviti che mi arrivavano da amici anglofoni. Avevo già avuto qualche piccola esperienza di social network (sono sempre stato curioso, negli anni li ho assaggiati quasi tutti) e le mie condizioni "ambientali" mi spingevano a provare qualcosa che prometteva - come diceva il claim - di mantenermi in contatto con le persone della mia vita. Infatti mi ero appena trasferito a Firenze: avevo raggiunto la mia ragazza che viveva là da qualche mese ed ero quindi totalmente sradicato sotto il profilo delle amicizie e bisognoso di un contatto umano.

 Non so se sono stato un pioniere. A quei tempi, il "mostro" di Zuckerberg funzionava molto diversamente. I profili personali erano una lunga trafila di app utilizzate e cazzate tipo risultati di test ed esistevano network che radunavano gli utenti per provenienza geografica: primitive versioni delle attuali bacheche, nelle quali si sviluppavano conversazioni infinite, semplicemente più ordinate rispetto a quelle di una normale stanza di chat. Là dentro ho conosciuto alcune persone che poi sono diventate amicizie reali e che mi hanno accompagnato in questi anni, attraverso i molteplici - e spesso confusionari - aggiornamenti dell'interfaccia.

 Perché certo, ho staccato la spina ma non posso negare che Facebook abbia molti lati positivi. Provo ad elencarne qualcuno.

 1) Mi ha permesso di restare aggiornato con quello che succedeva a Cagliari, la mia città, e ai miei amici e mi faceva sentire meno tagliato fuori da quello che comunque rimaneva il mio ecosistema di riferimento. Non ero presente fisicamente, ma sapevo quello che succedeva in tempo reale.

 2) Mi ha messo in contatto con persone che avevano i miei stessi gusti ed interessi con le quali, grazie a un po' di impegno, ho costruito rapporti reali e non solo confinati al mondo virtuale.

3) È una formidabile miniera di informazioni, soprattutto se ti costruisci una rete di contatti e informatori eterogenea: se ci fate caso, su giornali e telegiornali oggi si fa sempre riferimento a qualcosa successo su Facebook o alle informazioni contenute nella pagina di personaggi balzati agli onori della cronaca. Nel mio piccolo, nella mia breve e gratuita (ahimè) collaborazione con Epolis Firenze, facevo già questo nel 2008. Oggi, lo sapete meglio di me, il bla bla politico e una parte sempre più consistente delle campagne elettorali passa per Facebook e Twitter.

 4) Ti permette di raggiungere un numero incredibile di persone e di farti conoscere se sai fare qualcosa o hai qualcosa da dire. Tre anni fa (perché ero rimasto solo a Firenze e avevo bisogno di impegnarmi in qualcosa) ho aperto una pagina dove ho iniziato a pubblicare i fotoromanzi satirici dedicati al pittoresco mondo della politica sarda. Da là sono saltati fuori un libro, alcune collaborazioni più o meno riuscite su altri media e una piccola notorietà su base locale: quasi 15mila iscritti alla pagina, 515 fumetti pubblicati (and counting), migliaia di visualizzazioni quotidiane e di contenuti, una community virtuale che ha attraversato campagne elettorali e altri passaggi politici importanti senza mai perdere di vista l'ironia. I giornali sono pieni di storie di maggior successo della mia, anche in campo satirico, ma nel 2010 mai avrei immaginato di ritrovarmi oggi ancora impegnato a sbertucciare i potenti locali e con un pubblico fidelizzato e parte integrante del "gioco".

E allora, se Facebook è questa gran figata, per quale motivo ho deciso di togliermi di mezzo?
Perché, come cantavano i Poison negli anni 80, "every rose has its thorn".
Qualcosa ho già anticipato, ma ne parlerò meglio nel prossimo post.

(Qui per leggere la seconda parte)

1 commento:

Regina Madry ha detto...

Meglio,infinitamente meglio il blog.... :-D
Comunque,bentornato!!!;-)